In questo luogo incantato i monaci camaldolesi dell’Ordine di San Benedetto, congregazione monastica fondata nel 1024 da San Romualdo, monaco benedettino, vissero per anni solamente con quanto la terra donava loro. Coltivavano i terreni circostanti, scendevano a valle per disboscare e procurarsi la legna per la stagione invernale e seminavano il grano nel mese di marzo, terminate le gelate invernali.
Davano anche ospitalità a pellegrini e viandanti che percorrevano la via. Li accoglievano non solo con vitto e alloggio, ma con la massima premura possibile. I monaci avevano anche l’obbligo di lavare i piedi dei pellegrini stancchi del viaggio ed il Priore era tenuto a consumare il pasto con loro. Successivamente, la crisi dell’agricoltura e della pastorizia costrinse molti popoli ad abbandonare queste terre e cercare lavoro altrove. Stessa sorte subì la Chiesa che, dopo oltre 40 anni, i monaci abbandonarono.
Nel 1970 qui si stabilì il frate cappuccino Padre Pietro Lavini con l’intento di ricostruire quell’antico edificio che da ciò che riportavano i testi dell’epoca, doveva essere uno degli eremi più antichi e belli di tutte le Marche.
E’ grazie a lui se oggi possiamo ammirare questo luogo magico, perfetto punto di arrivo per una passeggiata altrettanto piacevole e suggestiva.